Titolo originale: Man Cheng Jin Dai Huang Jin Jia
Titolo internazionale: Curse of the Golden Flower
Produzione cinese – Anno 2006
Regia: Zhang Yimou
Scenografia: Huo Tingxiao
Fotografia: Zhao Xiaoding
Costumi: Chung Man Yee
Effetti Speciali: "Centro Digital Pictures" di Hong Kong e "Moving Picture Company" di Londra
Sequenze Marziali: Ching Siu-Tong
Colonna Sonora: Shigeru Umebayashi
Attori e Personaggi: Gong Li (imperatrice Phoenix), Chow Yun-Fat (imperatore Ping), Jay Chou (principe Jai), Qin Junjie (principe Yu), Liu Ye (principe ereditario Wan), Ni Dahong (medico imperiale), Li Man (Chan, figlia del medico imperiale).
- Trama, Recensione e Trailer
X secolo - Cina, dinastia Tang. Alla reggia imperiale il mattino è scandito da frenetici rituali di massa, innumerevoli ancelle e servitori si preparano ad affrontare un nuovo giorno, mentre il ritmico suono d'insoliti strumenti, fa da colonna sonora a gesti ripetuti all'unisono con una maniacale precisione dettata dall'abitudine.
Nello stesso istante, in lontananza, rumore di cavalli al galoppo. L'imperatore Ping sta tornando a Palazzo, seguito dalla guardia imperiale e dal suo secondogenito, il principe Jai. Questo è un periodo speciale, la festività del Chong Yang, ovvero la festa del crisantemo, si sta avvicinando e tutta la famiglia si riunisce, per onorare al meglio il tradizionale e grandioso evento.
E' anche per questo che nella reggia fervono i preparativi. Per l'occasione, milioni e milioni di crisantemi gialli sono stati ordinatamente sistemati all'esterno, a formare compatti tappeti dalle grandiose dimensioni.Tutto è quasi pronto. In una delle fastose stanze, la bellissima Phoenix, sua maestà l'imperatrice reale, sta febbrilmente ultimando il suo lavoro di ricamo. Filo giallo intrecciato sapientemente su stoffe di seta trasparente, fino a formare grandi e dorati fiori.
Il tempo stringe e ci tiene che questi manufatti siano indossati in occasione della preziosa ricorrenza. Le sue mani tremano, senza controllo, ma non solo per l'ansia del tempo che scorre veloce, in verità non si sente al meglio e nel cuore nasconde un amore impossibile e inconfessabile.
Nella sua mente si affollano mille pensieri, ma l'etichetta impone che l'imperatrice sia donna irreprensibile, sposa felice e fedele, lei e l'imperatore un esempio di unione e armonia. Gli inevitabili contrasti, è meglio che rimangano sommersi, celati, innominabili.
Lei lo sa bene, ma dietro quel brillio di perfezione e sfarzo si nascondono rancori che possono annientare. Ecco, è “l'ora del rimedio”, un'ancella avanza con la ciotola che contiene l'odiata medicina, un infuso dai potenziali poteri curativi, che ultimamente con gesti amorevoli, l'imperatore in persona prepara per la regale Phoenix, ma non senza la sapiente consulenza del medico imperiale, perché la salute dell'imperatrice ormai da tempo non è delle migliori.
L'imperatrice reale detesta doverlo ingurgitare, non ha mai trovato giovamento da questo misterioso intruglio, anzi, i suoi sintomi stanno stranamente peggiorando, tremori incontrollabili, irritabilità, eppure lo prende puntualmente ogni due ore. C'è davvero qualcosa di strano!
Lungo gli ampi corridoi che risplendono di vivaci colori, negli enormi saloni dove spiccano sgargianti colonne, nei cortili pullulanti di petali dorati, tutto sembra procedere come al solito, ma dietro la facciata di normalità si agitano antichi risentimenti, verità mai svelate, sete di potere, ignobili macchinazioni.
I minuti scorrono inesorabili e la tradizionale ricorrenza si avvicina. La festa del crisantemo ha notevole importanza, è la festa della famiglia e della lealtà, ma stavolta c'è particolare attesa, poiché per l'occasione, l'imperatore cederà il trono a uno dei suoi tre figli.
Forse al primogenito, il principe ereditario Xiang avuto dalla prima moglie, oppure al secondogenito, il valoroso Jaj.
Prima di sera però, tante cose devono accadere, il futuro imminente riserva imprevedibili insidie...
- Il regista Zhang Yimou, noto per aver diretto famose pellicole, tra cui Lanterne Rosse, Hero, La Foresta Dei Pugnali Volanti, Mille Miglia Lontano, ha realizzato anche il film in questione, è uscito in Cina nel 2006, con un titolo impronunciabile per noi occidentali, Man Keng Jin Dai Huang Jin Jia! Per questo motivo, in occasione della distribuzione internazionale è stato modificato in Curse of the Golden Flower e all’arrivo in Italia è diventato La Città Proibita.
Musa ispiratrice di Yimou, è stata un'opera teatrale cinese, molto famosa al pubblico orientale, Thunderstorm, scritta nel 1933 dal drammaturgo Cao Yu, ha però deciso di fare una sorta di libera trasposizione cinematografica del prezioso romanzo, collocando la storia in un diverso arco temporale.
Le parole del titolo italiano possono evocare nell’immediato mirabolanti avventure all’Indiana Jones, naturalmente qui si tratta d'altro. Il cambiamento non è stato molto azzeccato, il titolo internazionale Curse Of The Golden Flower, ovvero La Maledizione Del Fiore Dorato, lascia meglio intravedere l'anima drammatica del film, evidenzia il ruolo importante di un simbolo floreale, qui icona di unione, lealtà e onorabilità a ogni costo: introduce al meglio alle primissime immagini, dove petali di crisantemo cadono lentamente nell'aria, solo un ricordo delle belle e intere corolle, quasi un presagio di ciò che nella trama dovrà accadere.
Questo particolare apparentemente casuale, è secondo me curato nei dettagli, e unito allo sfondo nero e alla musica angosciante, riesce a comunicare un sentore di tragedia imminente. Tuttavia, la scelta del titolo italiano è ispirata alla mitica Città Proibita cinese, realmente costruita tra il 1407 e il 1420, dal terzo imperatore della dinastia Ming.
Eppure, questo periodo storico c'entra poco con il film, che è invece ambientato molto prima, attorno alla fine del decimo secolo, durante la tarda dinastia Tang (Tang Posteriori 923 - 936). E' chiaro che a quel tempo la mastodontica residenza regale non esisteva ancora.
Di questa pellicola colpisce la grandiosità dei luoghi mostrati, la vasta gamma delle vivaci tonalità cromatiche, la ricchezza dei costumi, il numero spropositato di ancelle e servitori, se con questo il regista voleva comunicare la potenza, l'indiscusso, immenso potere assoluto dell'imperatore, ci è riuscito benissimo.
La prima parte del film aspira a dare un'immagine di ovattata e dorata vita di corte, è scandita da ripetuti rituali, dove la più che copiosa servitù gioca un ruolo dominante nel togliere alla famiglia reale anche la minima incombenza, tutti i vari momenti della giornata sono scanditi e orientati al raggiungimento del loro benessere.
I dorati corridoi e le immense stanze, risuonano solo di voci ossequiose che annunciano ogni più piccola azione, ogni spostamento dei padroni di casa. Ciò serve anche a far trasparire un leggero senso di oppressione, come se il tutto fosse solo una enorme gabbia dorata, che può imprigionare i sentimenti e la libertà, fino a tarpare le ali con le imposizioni date dal ruolo che si è costretti a ricoprire, In aggiunta, è veritiero un famoso detto, non sempre è oro tutto quel che luccica!
Questo aspetto si evidenzia sempre più, man mano che alcune sfumature della vicenda vengono rivelate, così quel che all'inizio sembra solo una lenta e sonnolenta rappresentazione di momenti di vita tranquilla, acquista un sapore diverso. Un tocco d'inaspettata suspense s'insinua pian piano nella trama e da questo momento in poi il ritmo narrativo comincia vertiginosamente a salire, in maniera esponenziale, fino a lasciare totalmente la mano all'azione più estrema.
Il regista Zhang Yimou, in previsione di una distribuzione internazionale della pellicola, ha portato avanti questo lavoro cinematografico cercando di adeguarlo un po' di più ai gusti del pubblico occidentale, modificando certi aspetti stilistici tipici del cinema orientale, troppo lontani dalla nostra ottica; si è discostato abbastanza ad esempio, dal wuxiapian, il genere cinese che fa un uso massiccio di scene di arti marziali e spesso ha come filo conduttore una componente fantastica.
Ad ogni modo, egli conferma la passione per le opere epiche, il voler riportare agli occhi del mondo un periodo grandioso della sua amata Cina, stavolta però, sceglie di mostrare anche il rovescio della medaglia, la cenere nascosta dietro lo scintillio dell'oro. La crudeltà e la sopraffazione, la falsità e la sete di potere, celati dietro una facciata di spietata normalità, perché se è vero che il potere logora chi non ce l'ha, a chi ne ha troppo può addirittura dare alla testa.
E' proprio il dramma familiare, il tema portante del film, ed è attraverso questo che Yimou ci mostra anche uno spaccato più ampio, una realtà antica fatta di sfarzo, millenarie tradizioni, insoliti rituali.
Lo fa talmente bene che spesso il resto passa in secondo piano, lo schermo diventa un'opera d'arte, mentre si riempie delle calamitanti immagini che risplendono di mille colori, del rosso e oro degli opulenti arredi, degli azzurri e fuxia delle eleganti colonne, del giallo delle sconfinate distese floreali. La sontuosità dei costumi poi è uno spettacolo per gli occhi, come pure le seducenti ricostruzioni sceniche.
L'imponente rappresentazione delle battaglie è di notevole impatto visivo, un risultato ottenuto grazie all’uso di computer grafica, molteplici comparse e sapiente uso di effetti speciali. Per quanto riguarda questi ultimi, il regista si è avvalso della collaborazione della Centro Digital Pictures di Hong Kong e della società inglese Moving Picture Company. Già questo fa intuire la mastodontica operazione e il gran dispiegamento di mezzi usati per la realizzazione di questa pellicola. Le spettacolari scene di arti marziali, invece, sono state curate dal bravo Ching Siu-Tong, che già in precedenza ha lavorato con Yimou.
Un insolito ma geniale uso di cavi, volutamente visibili, ha permesso di ottenere quelli che a mio avviso sono i momenti migliori del film. Vedere alcuni Ninja vestiti del color della notte, calarsi nel vuoto della vallata avvolta dall'oscurità, è davvero uno spettacolo imperdibile.
Non mi è piaciuta invece la cruda violenza di alcune scene finali e la scelta di far scendere in campo uno spropositato, più che eccessivo agglomerato di uomini e armi, che se nell'ultimo caso possono anche servire a ribadire la grande potenza della famiglia imperiale e la risaputa popolosità del continente cinese, danno ugualmente l'idea di uno spreco di mezzi non necessario.
A proposito di crudeltà, la rappresenta al meglio l'attore Chowyun- Fat, che riesce a rendere il suo personaggio, il despota, crudele e glaciale imperatore Ping, veramente antipatico, la sua rabbia palpabile, gli sguardi ambigui ed enigmatici, lo specchio d’irrivelabili pensieri.
Alla brava Gong Li è toccato il compito non facile di rappresentare la pesante condizione della donna di corte in quel periodo di gloria e ricchezza, Il dolore e la ribellione celati dietro una forzata sottomissione, la ostinata rassegnazione che può esplodere in odio profondo.
Anche il resto del cast d'attori, tutto cinese, ha contribuito a dare al meglio l'impronta drammatica e angosciante che contraddistingue gran parte del film.
Molti hanno paragonato questa pellicola a un dramma alla Shakespeare. In effetti, molti aspetti della trama richiamano lo stile di alcune sue opere, qui ricorre il tradimento, l'onore, la morte, la tragedia.
Ad aggiungere intensità e drammaticità alle scene, ci pensa la coinvolgente colonna sonora di Shigeru Umebayashi, costituita in più punti dalla potente voce di cori maschili.
Consiglio la visione, perché la bellezza delle ricostruzioni sceniche è uno spettacolo per gli occhi, apre le porte su un mondo antico che merita di essere ricordato e le lotte di potere, i rancori, le macchinazioni, servono anche a far apprezzare di più la realtà contemporanea, le grandi, piccole cose del nostro quotidiano.
Certo un film avvincente al massimo sia per la trama che per le scene che devono essere spettacolari e non ultimo per l'ambientazione storica scelta.
RispondiEliminaCiao Tizyana,
RispondiEliminaho letto la trama e devo ammettere che sembra avere tutte le carte in regoa x tenere lo spettatore incollato alla sedia...ma personalmente preferisco trame meno "pesanti"...
Un bacione !
Maddy
Ciao Tizyana, un film colossale sia per la storia che quelli moltitudine di comparse, scene veramente monumentali.
RispondiEliminaBuona serata cara amica.
Tomaso
Monumentale dal punto di vista visivo...ancora di più della "Foresta dei pugnali volanti".
RispondiEliminaBella recensione Tizyana.
Ciao, grazie di essere passata da me! :) Non avevo mai visto questo film ma con una recensione cosi' adesso non voglio perdermelo! :) Hai blog veramnete bello! :)
RispondiEliminae' vero una recensione straordinaria!! bravissima!
RispondiEliminaciao cara ottimo inizio settimana!
Ciao, grazie per essere passata del mio blog!
RispondiElimina"La città proibita" è un film meraviglioso e dopo aver letto la tua recensione mi sta venendo una voglia matta di rivederlo.. Lo farò al più presto!
Amo molto i film asiatici e cerco di non perdermene nemmeno uno!
Ciao Tiziana grazie per questa recensione, anch'io sono rimasta a affascinata dalle scene, dalla musica, dev'essere un film anche istruttivo da vedere, ciao grazie baci rosa buon inizio settimana.)
RispondiEliminaciao Tizy
RispondiEliminaquesto film non l'ho visto, ma il tuo post mi ha incuriosita molto... lo cercherò!
buon inizio settimana ^_____^
Miaoooooo intrigantissimo fffffrrrrrrrrr
RispondiEliminalei rapisce gli occhi
Sembra davvero interessante!
RispondiElimina...me gusta mucho :-)
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