martedì 30 agosto 2022

- Il 7 e l’8

Genere Commedia

Produzione italiana – Anno 2007

Regia: Giambattista Avellino, Salvatore Ficarra, Valentino Picone

Sceneggiatura: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giambattista Avellino, Francesco Bruni, Fabrizio Testini

Scenografia: Nino Formica

Fotografia: Roberto Forza

Montaggio: Claudio Di Mauro

 

Attori e Personaggi: Salvo Ficarra (Tommaso Scavuzzo), Valentino Picone (Daniele La Blasca), Eleonora Abbagnato (Eleonora Scavuzzo, sorella di Tommaso), Barbara Tabita (Marcella, fidanzata di Daniele), Andrea Tidona (Capitano La Blasca, padre di Daniele), Consuelo Lupo (signora Scavuzzo, madre di Tommaso), Lucia Sardo (madre di Daniele), Tony Sperandeo (infermiere), Remo Girone (Mimmo Baresi), Arnoldo Foà (padre superiore)

- Anteprima

Può bastare un niente per cambiare il corso degli eventi, scelte più o meno consapevoli che indirizzano su una strada anziché su un'altra, a volte poi, accadono cose che possono addirittura mischiare le carte della vita. Nella realtà il tutto può avere conseguenze altamente drammatiche…ma per fortuna qui si tratta di un film di genere Commedia e l’atmosfera è nettamente diversa!

- Trama, Recensione, Trailer

- Palermo, 6 Gennaio 1975. E non ci lasceremo mai…” dalla piccola TV la piacevole voce di Wess e Dori Ghezzi si unisce al crepitio del temporale, che come una macabra colonna sonora, riempie di suoni sinistri la stanza rischiarata a malapena da una fioca luce.

Quell’esplosione di tuoni lontani copre il rumore di passi che avanzano lentamente lungo il corridoio dell’ospedale. In fondo, come fiori colorati in mezzo al deserto, ci sono due neonati avvolti in tenere tutine. Due numeri sono disposti su di un lato delle cullette: un 7 e un 8. Un’ombra furtiva si avvicina sempre più e solo quelle tetre mura sono i muti testimoni di ciò che accade… Il tempo poi fa il suo naturale corso portando con sé i misteri di quella notte. 

- Palermo – 6 Gennaio. 30 anni dopo. Le volte in cui si ha una dannata fretta, è matematico (quasi), inevitabilmente capita qualcosa che fa andare tutto… a cavolo! Ha un diavolo per capello Daniele La Blasca (Valentino Picone), ma lo scontro è stato inevitabile e si è ritrovato all’uscita di quel vicolo addosso a un ciclone umano.

Sì, è stata tutta colpa di questo riccioluto scompigliato che da incosciente non l’ha neanche visto arrivare! O invece è proprio lui che ha la testa tra le nuvole? Daniele La Blasca non ha tempo per discutere adesso, anche se lo sguardo imbufalito di costui che ha di fronte non promette nulla di buono.

Daniele deve recarsi al più presto all’università, dove ha un appuntamento importante a cui non può assolutamente mancare, perché…  può essere la volta buona che ce la fa finalmente a completare l’università?

Suo padre (Andrea Tidona), irreprensibile colonnello dei carabinieri, non aspetta altro e anche la sua fidanzata di lunga data, Marcella (Barbara Tabita), lo assilla ormai da parecchio con questa cosa della laurea. Lui lo sa, in fondo tanto torto non hanno, è iscritto alla facoltà di giurisprudenza, ed è ben all’ottavo anno fuori corso, ma che diamine, non è mica colpa sua, il fatto è che non gliene va una giusta!

Per Tommaso Scavuzzo (Salvo Ficarra) questo è stato un contrattempo davvero pericoloso e ancora non riesce a capacitarsi del fatto che per questo tipo con la testa tra le nuvole che ha incontrato sulla sua strada, per poco non si faceva beccare dalla polizia, lo stavano appunto inseguendo… Che botta in testa ragazzi, ma con lui farà i conti un’altra volta, ora meglio filarsela al più presto!

Cresciuto in pratica quasi senza padre, Tommaso ha imparato ad arrangiarsi, non ha un vero lavoro, ma gestisce il suo tempo con discutibili occupazioni: vende Cd taroccati e ruba cartelli stradali. Con ottimismo però lui ama definirsi libero professionista.

La vita a volte sa essere davvero incredibile, un incontro o uno scontro fortuito e due esistenze si incrociano. Da questo momento per Daniele e Tommaso si aprono orizzonti sconosciuti. Un po’ per incoscienza, un po’ per necessità, si ritroveranno a percorrere la stessa strada, perché se da una parte sono così diversi e vivono in ambienti dissimili, dall’altra c’è qualcosa d’indefinibile che inspiegabilmente li accomuna, tanti piccoli particolari e strane coincidenze, impossibili da trascurare.

A movimentare ulteriormente le cose ci penseranno anche gli altri componenti delle rispettive famiglie, tra questi le protettive madri (Consuelo Lupo e Lucia Sardo), travolte anch’esse dagli eventi e la bella sorella di Tommaso, Eleonora (Eleonora Abbagnato), davvero un richiamo irresistibile per Daniele. Tutti travolti da una verità che vuole emergere dal passato. Il mistero, però, può anche toccare vette mistiche, o affiorare dai bassifondi della pazzia, se sulla scena arrivano: Mimmo Baresi (Remo Girone), il padre superiore (Arnoldo Foà) e il misterioso Gino La Monica (Tony Sperandeo).

Un’antica musica, portata da chissà dove, spande le sue note  E non ci lasceremo mai…abbiamo troppe cose insieme…

- Quando si decide di guardare un film del genere, ci si aspetta che faccia ridere, o quanto meno che riesca a far passare un paio d’ore spensierate. Non si può certo pretendere il capolavoro cinematografico o una sceneggiatura altamente impegnata, anche se in questo caso, pur trovandoci di fronte ad una trama molto semplice e per certi versi abbastanza prevedibile, il risultato supera nettamente le aspettative.

Il merito va sicuramente ai due attori principali, il super collaudato duo comico Ficarra & Picone, ma anche al resto del cast davvero azzeccato, formato da artisti più o meno noti, ma perfetti per la parte interpretata.

Il punto forte del film Il 7 e L’8, è un genuino umorismo, inserito in un contesto filmico drammatico che sembra uscito da una pagina di cronaca d’altri tempi, il tutto, intrecciato a situazioni farsesche e tragicomiche.

Così accade che nella prima parte della trama predomina l’atmosfera leggera e un po’ mattacchiona data dalle particolari situazioni in cui i due protagonisti si vengono a trovare, ma in seguito, man mano che la vicenda si svela, a ciò si aggiungono sempre più toni melodrammatici, che addirittura sul finale possono anche far commuovere.

Non c’è pericolo però, che il film diventi troppo triste, perché nonostante il tema di fondo di estrema serietà, gli addetti ai lavori sono riusciti a confezionare un prodotto dove non c’è posto per la negatività, la sofferenza e il pessimismo. Anzi, un ottimismo abbastanza esagerato, veste tutta la vicenda di una fatalità testarda, che non si arrende al tempo e alle manipolazioni, ma pareggia sempre i conti, anche se in modo apparentemente casuale.

Inoltre, le gag di Ficarra & Picone sono molteplici e riescono con naturalezza a scatenare genuine e spontanee risate. Da navigati attori di cabaret, infatti, sono riusciti a trasferire sul set la fisicità e la gestualità che da sempre li contraddistingue.

La loro forza si conferma, anche in questo caso, l’immediata simpatia che suscitano, in parte data dal loro dissimile modo di presentarsi al pubblico, con due caratteri opposti che si compensano a vicenda e si fanno subito notare proprio perché diversi l’uno dall’altro, ma nascondono anche delle sorprendenti sfaccettature.

Come dimostra nel film, l’aria ingenua, da bravo ragazzo, di Daniele La Blasca (Picone), romantico e un po’ svampito, cresciuto con sani principi morali sotto la super guida del severo padre carabiniere, ma che poi sotto-sotto non disdegna comportamenti alla Pinocchio, inoltre, nonostante la rigida educazione ricevuta, è a sorpresa di mentalità molto aperta; la sua forza, in ogni modo, sta nella sua semplicità e in quell’aria da adulto mai veramente cresciuto.

Tommaso Scavuzzo (Ficarra), invece, è quello che dà immediatamente l’idea dello scapestrato, del bulletto superficiale, in realtà poi, è lui quello più conservatore, molto attaccato alla famiglia, che crede fermamente in certi valori e li difende a spada tratta. L’aria da duro, però, non l’abbandona, fino a rasentare in certi atteggiamenti il maschilismo più sfrenato, ma sempre senza perdere l’ironia che lo contraddistingue e che riesce a dare ad ogni sua azione un tocco divertente. In aggiunta a ciò, la parlantina da siciliano Doc, ne fa un personaggio davvero irresistibile.

I due comici siciliani, non si sono limitati alla sola recitazione, come nel precedente film Nati Stanchi, stavolta, il loro contributo lo hanno dato anche per quanto riguarda la regia, collaborando attivamente con Giambattista Avellino: un sodalizio artistico azzeccato, che anche in passato, li ha visti più volte sulla stessa lunghezza d’onda.

Il regista Avellino, oltre ad aver diretto il sopra citato film e alcuni spettacoli teatrali, nella sua carriera lavorativa ha spaziato su vari campi, come ad esempio quello dei fumetti e ha scritto addirittura un romanzo noir. La mia impressione è che tutto questo prezioso bagaglio che si porta dietro, specie per quanto riguarda i fumetti e il noir, abbia lasciato, forse inconsapevolmente, un’impronta nell’anima del film, un qualcosa di sottofondo, non sfacciatamente palese, ma che aggiunge un qualcosa in più.

Lo si percepisce in alcune scene cupe, permeate di mistero, o al contrario in altre più soft, dove il lato umoristico prende decisamente il sopravvento e sullo schermo dominano scenette che per situazioni paradossali, mimica e dialoghi ricordano molto lo stile cartone-animato.

Il duo comico palermitano ci ha messo anche molto di suo e questo è fuori da ogni dubbio. Oltre alla bravura recitativa e ad aver collaborato con la regia, Ficarra e Picone possono vantare la firma alla sceneggiatura, alla quale hanno lavorato insieme a Francesco Bruni, Fabrizio Testini e Avellino.

Ficarra & Picone, due attori siculi, che condiscono piacevolmente le loro gag con un marcato accento siciliano, dove potevano ambientare meglio le loro peripezie filmiche se non in terra natia? E’ stata una scelta azzeccata quella di stabilire il set a Palermo e girare le scene nell’anima di quei vicoli, di quelle strade impregnate di realtà, di vita vera.

Il punto forte della scenografia è anche questo, la macchina da presa che entra nel vivo della città, mescolando l’astratto di una Palermo filmica, con quella reale. In più, sono molto suggestive, le poche scene girate in Calabria, come pure quelle insolite e d’effetto che partono dall’alto, per avvicinarsi poi a gran velocità verso il basso, fino a mostrare nel particolare alcune zone.

Come per dare un tributo al film, il resto del cast d’attori è composto quasi esclusivamente da artisti siciliani, tra loro come non ricordare Andrea Tidona e la sua spassosa interpretazione dell’austero colonnello dei carabinieri La Blasca, o Tony Sperandeo, che qui prende le vesti dell’inquietante infermiere Gino La Monica, riuscendo con successo ad interpretare questo ruolo per lui inusuale. Peccato, che il copione gli abbia riservato uno spazio limitato, così come purtroppo è accaduto anche con altri due grandi del cinema italiano: Arnoldo Foà e Remo Girone, che In questo film hanno presenze fugaci ma intense.

Sarà che ho un po’ un debole per Remo Girone, nel senso che lo apprezzo molto per la sua bravura fin da quando era il Tano Cariddi de La Piovra, tanto è che avrei preferito un approfondimento maggiore per il suo personaggio Mimmo Baresi, invece la sua permanenza sulla scena è davvero esigua. In ogni modo breve ma incisiva la sua interpretazione e i pochi momenti che lo vedono sullo schermo, sono tra i più coinvolgenti del film.

Una presenza insolita ne Il 7 e l’8 è la siciliana Eleonora Abbagnato, qui per la prima volta sul grande schermo. E’ stata davvero una sorpresa vederla nel ruolo di attrice, in quanto arrivava dal mondo della danza, e all’epoca era nientemeno che prima ballerina all’Opéra di Parigi: se l’è cavata abbastanza bene nell’affiancare i due protagonisti principali, con la parte di Eleonora, sorella di Tommaso, tanto da riuscire a darle un’aria da ragazzina molto più giovane della sua età.

La colonna sonora è costituita spesso da brani di canzoni, che fin dai primi minuti vestono le varie situazioni d’atmosfera drammatica o densa d’ilarità. Mitico l’inserimento di Un corpo e un’anima di Wess e Dori Ghezzi e Scusami di Gigi D’Alessio.

Il finale è di quelli che fanno pensare e danno spazio a varie interpretazioni, forse è un bene se arriva improvviso e può lasciare una porta aperta alla fantasia.

- Conclusioni

Fin qui ho cercato di mettere in luce i lati positivi che indubbiamente ci sono, ma è doveroso puntualizzare che si tratta pur sempre di una trama leggera, che pur con i suoi intrecci narrativi, è relativamente semplice e adatta ad una visione senza eccessive pretese.

In suo favore però, ci tengo a rimarcarne il pregio della natura comica e divertente, priva di volgarità, genuina e scacciapensieri. In fondo già solo questo basta a farne una pellicola appetibile, perché in questi tempi di stress, in cui siamo incessantemente bombardati da notizie drammatiche che ci arrivano in continuazione dai media, un po’ di sana allegria non può che far bene. Ben venga allora questo film, se può donare un po’ di spensieratezza.

- Durata del film: 93 minuti

- Guarda il Trailer


 

 

 

 

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