Genere: Thriller, Fanta-religioso
Titolo originale: The Da Vinci Code
Produzione statunitense - Anno 2006
Tratto dal romanzo dall'omonimo titolo di Dan Brown
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Akiva Goldsman
Scenografia: Allan Cameron
Fotografia: Salvatore Totino
Colonna sonora: Hans Zimmer
Attori: Tom Hanks (Robert Langdon), Audrey Tautou (Sophie Neveu), Bezu Fache (Jean Reno), Paul Bettany (Silas), Ian Mckellen (Sir Leigh Teabing), Alfred Molina (Vescovo Aringarosa)
- Trama, Recensione e Trailer
Mistico mistero tra dipinti ed enigmi
Parigi, Louvre. I dipinti alle pareti si stagliano eleganti, preziose immagini, ebbre di bellezza e d'immortalità, ma alle ombre della sera sembrano avere un aspetto sinistro. Maestose raffigurazioni mistiche senza tempo, mani protese, occhi che scrutano, sguardi profondi e immobili impressi sulla tela: nel silenzio della grande sala, unici, muti testimoni di accadimenti inquietanti.
L'uomo steso per terra è nudo, gambe e braccia divaricate, segni di autolesionismo sul corpo ormai privo di vita. Sul pavimento alcune parole: P.S. Cerca Robert Langdon.
Si tratta di un estremo tentativo di rivelare il nome del suo assassino?
Robert Langdon (Tom Hanks), si ritrova così coinvolto in questa brutta storia, perché accusato di omicidio da quelle parole scritte in punto di morte dall'anziano curatore del Louvre Jcques Saunière.Tuttavia, accanto a quelle lettere che formano il suo nome, ci sono anche dei numeri. Una misteriosa sequenza che lui cercherà da subito di decifrare, affiancato dalla giovane crittologa Sophie Neveu (Audrey Tautou), nipote di Saunière, anche lei inaspettatamente travolta nel turbine di questi fatti inspiegabili.
Lontana da molto tempo dal nonno, con cui aveva interrotto i contatti per vari motivi, Sophie si ritroverà a ricordare momenti della sua infanzia: flashback di filastrocche, di rebus, indovinelli e di criptici giochi, attimi che pensava di aver rimosso dalla sua mente.
Insieme, Sophie e Robert Langdon, si lanceranno in una pericolosa corsa verso la verità, inseguiti dalle forze dell'ordine, capitanate dall'ispettore di polizia Bezu Fache (Jean Reno), più ostinato che mai a fare bene la sua parte di paladino della giustizia.
Altri personaggi movimentano in modo inquietante la scena:
Silas (Paul Bettany), un monaco dai contorni decisamente dark, in contrasto col suo aspetto fisico da etereo angelo albino, con uno sguardo gelido però, che tradisce i suoi sconfinati tormenti interiori e la ferocia spietata in nome di una cieca obbedienza.
Il potente e ambiguo Vescovo Aringarosa (Alfred Molina), che si ritrova spesso in misteriosi incontri con altri prelati, per discutere di fatti e problematiche oscure riguardanti la Chiesa.
Sir Leicht Teabing (Ian McKellen), un insolito esperto di segreti del Graal, appassionato di fantateologia. Questo anziano ed eccentrico personaggio affiancherà per motivi più o meno oscuri i due fuggitivi nell'ardua impresa di decodificazione dei vari enigmi.
Il tutto, sotto lo sguardo fermo, attento e impenetrabile di opere pittoriche di maestosa bellezza, realizzate dalla mano di chi, magistralmente ne ha fatto capolavori immortali, dotandole forse, di segreti celati agli occhi del mondo, custoditi per secoli e per secoli ancora:
il fascino ambiguo de La Gioconda, la maestosità della Vergine delle rocce, la mistica bellezza dell'affresco de L'ultima cena.
E fa pensare la criptica frase Guarderanno e non vedranno (di Leonardo Da Vinci).
- Non mi sento di bocciare questo film. Nel periodo del suo arrivo in Italia andai a vedere Il Codice da Vinci senza aspettarmi il capolavoro, avendo sentito delle critiche poco positive al riguardo, perlopiù quelle che arrivavano da chi l'aveva visto solo alcuni giorni prima al Festival di Cannes. Ero preparata al peggio, quindi. Invece per fortuna, non l'ho trovato poi così terribile.
Certo la prima parte della trama è un tantino spiazzante, abbastanza lenta e sonnolenta, con molti dialoghi in francese e relativi sottotitoli in italiano, ma non è certo per questo che si fa un po' fatica ad entrare nel particolare contesto narrativo, è il modo in cui è presentata la vicenda che risulta poco accattivante e il tutto stenta a decollare al meglio.
Dopo questo inizio scarsamente trascinante, i misteriosi indizi disseminati lungo i vari fotogrammi che si colorano sempre più di suspence, cominciano a catturare l'attenzione, con un crescendo di scene sempre più coinvolgenti. Ci si ritrova così in un vortice di accadimenti, col fiato sospeso in certi momenti, mentre si può restare un tantino inorriditi davanti alle crude immagini di autolesionismo del monaco Silas.
Oppure ci si ritrova incantati e un po' timorosi tra le atmosfere che pervadono i corridoi del Louvre e i dipinti, che se pur risplendano della loro maestosa bellezza, in questo contesto hanno un non so che di sinistro e in certe inquadrature trasmettono sensazioni inquietanti.
E' proprio questo che il regista Ron Howard vuole comunicare, perché la macchina da presa, con le sue particolari riprese da angolazioni diverse, indugia più volte su quei volti, su quelle figure, su quegli sfondi, mentre una musica martellante amplifica l'effetto dato dalle immagini e da quel particolare momento della trama.
La colonna sonora è composta dalle musiche del grande Hans Zimmer che ha confermato la sua bravura anche in questo caso. Quei brani dove cori misticheggianti e sequenze di note sapientemente elaborate che riempiono la scena ora con toni più lenti, ora più ritmati, riescono ad amplificare il livello di suspence e si sposano al meglio con il contesto narrativo, riempiendo la scena di suggestiva musicalità.
La scenografia di Allan Cameron, unita alla fotografia di Salvatore Totino, hanno dato risultati di notevole impatto visivo: come le ambientazioni che mostrano una colorata e caotica Londra, oppure una Parigi notturna, percorsa a volte da ombre sinistre e dal rumore di passi inquietanti; le inquadrature delle opere architettoniche e i maestosi ambienti degli interni del Louvre.
Inoltre, sono di grande impatto le riprese dall'alto della grande Piramide Di Cristallo, con l'obbiettivo che entra lentamente a mostrare in modo sempre più ravvicinato la profondità di quella futuristica costruzione e non so da meno i flashback di momenti storici molto antichi, che riportano subito a un periodo temporale diverso, perché si differenziano dalle altre scene in quanto soffuse di atmosfera surreale, data dalla leggera e sapiente sfocatura delle immagini.
Gli attori, specie per quanto riguarda Tom Hanks e Audrey Tautou, sono apparsi un tantino spaesati, quasi in preda a una leggera sindrome di Stendhal in mezzo a tanti grandiosi dipinti, uno stordimento espressivo che li ha resi poco naturali (ma sicuramente cosa voluta dagli addetti ai lavori). Certamente il fatto che siano stati costretti a seguire il più possibile una linea interpretativa già tracciata nel libro di Dan Brown, ha penalizzato il risultato finale, la spontaneità recitativa.
Ho apprezzato ugualmente Tom Hanks, anche se il suo look un po' diverso dal solito, non è il massimo. E pensare che per riuscire a entrare ancora di più nel personaggio si è fatto appositamente crescere i capelli, con un risultato però, troppo artificioso.
L'ispettore di polizia Bezu Fache, impersonato da Jean Reno, non è riuscito ad emergere più di tanto all'interno della vicenda e così pure Aringarosa di Alfred Molina, ed è un peccato perché entrambi ne avrebbero guadagnato se fossero stati maggiormente caratterizzati.
Si sono distinti invece, Paul Bettani e Ian Mckellen, il primo vestendo i panni del tormentato e violento frate in maniera coinvolgente, dotandolo di quell'alone dark da angelo & demone, il secondo, della giusta eccentricità e ambiguità data dalla sua sete di conoscenza e dalle sue teorie ai limiti dell'eresia.
- In conclusione
Un film che secondo me va visto, a prescindere dalla fede religiosa che ognuno può avere, perché, anche se in molti punti può apparentemente sconfinare nell'eresia, si tratta pur sempre di fanta-religione, fanta-teologia e la trama non è un documentario realistico ma una finzione.
Per questo, nonostante il contesto narrativo, il regista Ron Howard e prima di lui Dan Brown, non si sono posti a profeti della verità assoluta. Una colpa si può forse dare alla fuorviante pubblicità che ha accompagnato l'imminente uscita del film nelle Sale (all'epoca), azzardando in maniera poco felice la frase: la verità assoluta sta per essere rivelata! Ma naturalmente, non ci voleva molto a capire che il riferimento era a una verità filmica.
Oltre alla storia narrata nel film, entrare in quei corridoi dove risplende la bellezza di opere pittoriche affascinanti, in antiche chiese dense di mistiche atmosfere è come fare un tuffo in un paradiso dell'arte senza tempo.
- Durata del film: 148 minuti
- Guarda il Trailer
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