Polvere e desideri nella città dei sogni
Genere Drammatico, Sentimentale
Produzione statunitense e tedesca - Anno 2006
Regia e Sceneggiatura Robert Towne
Fotografia: Caleb Deschanel
Attori e personaggi: Colin Farrell (Arturo Bandini), Salma Hayek (Camilla Lopez), Donald Sutherland (Hellfrick), Idina Denzel (Vera Rivkin)
Tratto dal libro di John Fante
- Trama Recensione e Trailer
Los Angeles, anni '30
Nell'aria il ticchettio dei tasti di una macchina da scrivere. Seduto alla scrivania Arturo Bandini (Colin Farrell) guarda il foglio bianco su cui i suoi pensieri si stampano al ritmo delle dita che scorrono sulla tastiera. Si ferma ogni tanto esitante e assorto, lo sguardo corre fuori, attraverso la finestra spalancata, potrebbe alzarsi e scavalcarla, cosa facile da questa stanza a piano terra e si troverebbe già a calpestare quell'erba della sua fantasia, a toccare quel tronco possente ed esotico che si staglia oltre il davanzale.
Attimi intensi di pensieri in cerca d'ispirazione. Poi i suoi occhi s'immergono ancora nella luce rossastra di questa stanza d'albergo. Bucce d'arancia risaltano nel posacenere, miste a una gran quantità di mozziconi di sigarette, visione poco edificante, a due passi dal suo naso, prova tangibile dei minuti, delle ore consumate in questo posto.
Non è facile scrivere di qualcosa che non si è mai conosciuto veramente, non è facile per lui realizzare un romanzo che parli d'amore.
Forse è per questo che Arturo non è ancora riuscito a creare l'importante opera letteraria cui aspira. Per il momento si deve accontentare di brevi racconti che pubblica su una rivista di livello mediocre, ma non può andare avanti così, non per molto tempo. Ha bisogno di soldi per vivere e tra le sue mani ha solo l'ultimo misero nichelino.Bandini è uno scrittore di origini italiane, che a Los Angeles, città dei sogni, sperava di trovare fortuna, una vita migliore. Aspirazioni simili, ricercate anche dai tantissimi altri immigrati arrivati qui da zone diverse. In questo periodo però, Arturo non se la passa proprio bene, i suoi sogni di fama e di gloria s'infrangono sempre di più contro il muro delle mille difficoltà della sua difficile situazione, desideri persi nella polvere rossa di questa città.
Ogni tanto un anziano vicino di casa, il signor Hellfrick (Donald Sutherland), gli offre un piccolo aiuto, ma lui, Bandini, ama farcela da solo! E' per spendere il suo ultimo nichelino che si reca al bar poco lontano da casa, ha fame, questa la dura realtà. Qui conosce Camilla Lopez (Salma Hayek) un'avvenente cameriera messicana, anche lei arrivata da un po' di tempo a Los Angeles, il suo sogno è quello di sposarsi, con un uomo possibilmente ricco e cosa non da poco, riuscire a prendere il cognome e la cittadinanza americana, perché sa che qui, gli stranieri come lei non sono ben visti.L'incontro tra i due non è dei migliori, l'antipatia sembra essere reciproca. Intanto Arturo Baldini affoga la sua inquietudine tra le braccia di chi chiede solo un po' di accettazione e di stima (Vera Rivkin - Idina Denzel). Ma i pensieri a volte vanno da soli, non si comandano e lui si ritroverà spesso in quel bar, consapevole però, che incompatibilità e attrazione non possono andar d'accordo.
Tanto quello che vuole è solo diventare uno scrittore famoso e poi, il suo ideale di donna è bionda, con gli occhi chiari. Ma cos'è quel qualcosa che sente crescere dolorosamente e prepotentemente dentro? Lui non lo sa, è convinto di non saper provare un sentimento speciale. Echeggia ancora nell'aria la frase che spesso ha pronunciato, citando un brano a lui caro:
- amava uomini e bestie dello stesso amore…
Il film Chiedi alla Polvere è tratto dal libro di John Fante, opera letteraria che ha lo stesso titolo del film. Lo scrittore Arturo Bandini, è un personaggio che ricorre spesso anche in altri romanzi di questo autore. La cosa interessante è che le vicende narrate non sono totalmente di fantasia, ma fatti realmente accaduti, momenti di vita dello stesso John Fante, raccontati attraverso Bandini, che rappresenta se stesso.
Il regista e sceneggiatore Robert Towne, ha deciso di cimentarsi in questo progetto di trasposizione cinematografica, adattando la trama del libro per il grande schermo, dando vita attraverso le immagini, a quelle parole, a quelle pagine.
I primi minuti del film fanno entrare lo spettatore nella trama con una coinvolgente visione dall'alto che mostra prima un'immagine non ben definita ma che diventa gradualmente sempre più nitida, man mano che la telecamera si abbassa lentamente, fino a svelare i contorni e le forme di quell'iniziale, indistinta e calda colorazione.
Estrema e suggestiva semplicità: bucce d'arancia in un posacenere, miste a tante cicche di sigarette. Poi ancora l'obiettivo coglie la scrivania, l'uomo seduto, l'intera stanza. Il tutto presentato in una sequenza che dimostra molta cura al particolare, certamente un lavoro di ottima fattura. Quelle sigarette andate in fumo, comunicano subito l'idea del tempo trascorso, il colore acceso delle bucce di arancia, richiama quello della luce soffusa della stanza, anch'essa sui toni aranciati.
Dopo questo promettente inizio che lascia presagire un'opera cinematografica di trascinante interesse, il seguito del film diventa di una lentezza estenuante. La vicenda, infatti, gira per la quasi totalità della trama intorno ai due protagonisti, Arturo e Camilla.Agli altri pochi interpreti spetta solo un ruolo marginale, ed è un peccato, perché sia per quanto riguarda il personaggio dell'anziano vicino che per quello della giovane signora Vera Rivkin, se caratterizzati e coinvolti di più, avrebbero reso sicuramente più avvincente la storia. Invece il regista sceglie di focalizzare l'attenzione sulla vicenda d'amore.
Anzi, è maggiormente incentrato nel rappresentare il lato interiore di Arturo Bandini, a far percepire allo spettatore le difficoltà del difficile periodo che il giovane scrittore si trova a vivere, quando veramente il desiderio di diventare famoso sembra ancora sola utopia e i suoi sogni s'infrangono contro le tante privazioni di una miseria più nera e di una condizione economica disastrosa.
Per ottenere tutto ciò e per farci entrare ancora di più in questo contesto e nell'anima del protagonista, ha scelto l'inserimento di alcuni monologhi, infatti, durante il film, una voce narrante che è la stessa di Bandini, recita brevi brani del libro, oppure alcuni pensieri, riflessioni, ricordi. Sono momenti di grande intensità e bellezza.
Le scene sono girate in maggior parte negli interni, nelle stesse stanze e nella stessa strada, ed è una scelta poco azzeccata, perché la cosa, unita alla lentezza nel raccontare la vicenda, ad un certo punto rischia di far calare di molto l'attenzione, anzi diciamo pure che la noia si affaccia prepotentemente nello spettatore (in questo caso parlo di me).
La differenza invece si nota verso l'ultima parte del film, in quei pochi momenti girati su una spiaggia della California, dove l'azzurro del mare, la sabbia, il vento e i colori limpidi di quello scenario, uniti anche all'atmosfera di felicità che si avverte nell'aria, ha il potere di far ridiventare immediatamente il tutto coinvolgente, peccato però, che dopo un po' la scenografia riprende nel solito stile.
Un film quindi, in molti punti di una lentezza estenuante, scossa solo dalla violenza di un terremoto, che arriva improvviso, esagerato ed inaspettato in un momento della trama.
La fotografia di Caleb Deschanel riporta subito a tempi antichi, a quel periodo ormai passato, dà risalto ai toni caldi, ma mai troppo luminosi dell'arancio, del marrone bruciato e dell'ocra, per dare l'idea della polvere e ricollegarsi così al titolo del film. Polvere, che arriva dalle strade di quella città, insinuandosi dappertutto. Polvere rossa che aleggia impalpabile nell'aria, quasi astratta e invisibile, resa palese da quella particolare tonalità cromatica che colora le scene.
Polvere, che avvolge i desideri e i sogni di una moltitudine di persone, troppe, arrivate in una città che non può concedere più di tanto. Tutto questo, unito all'arredamento degli interni, alle auto d'epoca e all'abbigliamento di quegli anni, contribuisce a creare un'atmosfera d'altri tempi. Ma si può chiedere alla polvere di dare di più? Si può trovare qualcosa di vero nella polvere?
Il percorso non facile di Arturo e Camilla li porterà a capire tutto questo.
La storia d'amore rappresentata, però, non riesce a trasmettere al meglio le emozioni forti che una vicenda del genere dovrebbe dare, anche se momenti intensi ci sono sicuramente, specie verso il finale e i due attori protagonisti se la cavano abbastanza bene nel dare vita al loro personaggio. Il motivo può essere ricercato, forse, come accennato prima, nell'eccessiva lentezza della trama.
- Camilla, la cameriera messicana, arrivata a Los Angeles in cerca di fortuna, che John Fante ha inserito nel suo romanzo, non è totalmente un personaggio di fantasia. Lo scrittore ha conosciuto veramente in quel periodo della sua vita questa donna, della quale si è poi perdutamente innamorato, di un amore contrastato, reso ancor più difficile dalla realtà del trovarsi in un ambiente dove la discriminazione razziale era un problema molto diffuso e sentito.
Una donna talmente amata e mai dimenticata e come spesso accade nelle storie sofferte e drammatiche, anche troppo idealizzata, a tal punto da renderla immortale e viva attraverso il suo romanzo.
- Consiglio il film specie a chi ha letto il libro, a chi non ama il consueto modo di fare cinema e vuole qualcosa di diverso, perché devo ricordare che anche qui si è di fronte a un'opera cinematografica che esce molto dai soliti schemi, allo stesso tempo, però, la visione può essere interessante perché con Chiedi alla Polvere è rappresentato anche il ritratto di un'epoca, oltre che la passione e la poesia di una storia d'amore.
- Durata del film: 117 minuti
- Guarda il Trailer
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