lunedì 23 agosto 2010

- Shutter

Genere Horror 

Film thailandese Anno 2004

Regia Parkpoom Wongpoom e Banjong Pisanthanakun

Sceneggiatura Sopon Sukdapisit e Banjong Pisanthanakun 

Fotografia Ross Niramon

Musiche Chartchai Pongprapan

Attori: Thongmee Natthaweeranuch (Jane), Everingham Ananda (Tun), Unnop Chanpaibool (Tonn), Chachchaya chalemphol (moglie di Tonn), Achita Wuthinounsurasit (Netre), Achita Sikamana (Natre), Kachormsack Naruepatr (Tee), Panitan Mavichak (Nuch), Sivagorn Muttamasra (Meng)

 

- Questo film segue la linea del filone orrorifico orientale, portando sui nostri schermi ancora un po' di quell'inquietudine tipica delle pellicole nipponiche. La trama è semplice ma allo stesso tempo capace di suscitare più di un brivido. 

- Trama, Recensione e Trailer
Tutto ha inizio una sera sul tardi, su una strada un pò fuori città. Jane è alla guida, il marito Tun le siede accanto. L'atmosfera è rilassata e allegra, la mente ancora rivolta al ricordo della bella giornata appena trascorsa, alla festa di matrimonio, dove hanno passato degli splendidi momenti insieme ai loro amici. All'improvviso qualcosa attraversa fulmineamente la strada.

Una frenata brusca e violenta, ma ormai l'irreparabile è compiuto e purtroppo lo specchietto retrovisore rimanda le drammatiche immagini di un corpo riverso per terra. Jane ancora sotto shock non riesce a staccare gli occhi da quella sagoma inerme malamente illuminata dai fari dell’auto.  

Una cosa è certa, quella persona era sbucata all'improvviso e lei non aveva avuto il tempo e i riflessi abbastanza acuti da evitarla. Sono attimi drammatici, panico totale che offusca la ragione. L’istinto è di scappare, dovrebbe aprire la portiera e scendere a controllare, invece in preda alla disperazione fa il grosso errore di pigiare il piede sull’acceleratore e correre via verso casa! Il periodo che segue porta strani fenomeni. 

Prima di tutto un grande senso di colpa da parte di Jane che giustamente non riesce a smettere di pensare alla vicenda, mentre per Tun all’inizio è tutto più facile, preso com’è nel suo amato lavoro di fotografo, ha meno tempo per rimuginare sull’increscioso fatto. 

Le cose però prendono pian piano una piega diversa e misteriosa, ed è proprio lui ad accorgersi di qualcosa d’insolito che sta capitando alle sue foto. Sono solo strane sfocature, ombre indistinte che affiancano le normali immagini di quelle istantanee appena sviluppate…una cosa mai accaduta in precedenza e che è visibile anche negli scatti fatti con la polaroid.

E’ l’inizio dell’incubo, perché oltre a ciò, sogni spaventevoli, strane visioni, cominciano a coinvolgere sia lui che Jane e ben presto gli accadimenti si fanno davvero molto inquietanti, ci sono addirittura morti improvvise e inspiegabili, perché anche gli amici più cari sembrano invischiati in questa morsa d’incredibile, agghiacciante realtà. Da un po’ di tempo poi, Tun avverte dei dolori al collo mai avuti prima… Il seguito è tutto da vedere e i brividi sono assicurati!

- Questo film
è arrivato in occidente seguendo la scia di altri titoli come The Call e The Ring, forte del gradimento dimostrato dal pubblico occidentale per il genere “occhi a mandorla”. Anche in questo caso è un oggetto tecnologico a diventare tramite di due diverse dimensioni, però non più un telefono o una videocassetta, ma è una macchina fotografica a vestirsi di mistero...

Il titolo Shutter infatti, è riferito al nome dell’otturatore delle reflex. Per il resto, è sempre presente il solito tema ricorrente del rancore e del truce sentimento di rivalsa che non teme il tempo e lo spazio, insomma, in fin dei conti una classica “tragedia asiatica”, con corredo di orrorifiche creature dotate di fluttuanti capelli neri. 

Eppure, quelle immagini mostrate riescono a risultare altamente inquietanti, come pure la storia raccontata, che in questo caso può turbare ancora di più, specie se si pensa che gli autori per realizzarla hanno preso spunto da una vicenda reale dai contorni misteriosi, accaduta durante una sanguinosa rivolta studentesca. Delle foto scattate durante questi drammatici momenti, presentano infatti, strane scie luminose, figure distorte, ombre che sembrano… fantasmi?

 Di sicuro, il visionarle ha molto colpito la fantasia dei registi Parkpoom Wongpoom e Banjong Pisanthanakun, tanto da spingerli a realizzare Shutter. Questa cosa dà sicuramente i brividi e il sapere che la maggior parte delle foto mostrate nei titoli di testa non è frutto di effetti speciali preparati in occasione del film, ma sono reali documenti fotografici, inquieta ancor di più.  

 l finale poi non è certo tranquillizzante, è in grado di stupire e lasciare qualche ultimo brivido lungo la schiena, ma in fin dei conti un film horror deve anche saper spaventare, altrimenti che horror è? Tanto poi lo sappiamo che la realtà vera è un’altra cosa!
Buona la regia, ottime le musiche, buona la scenografia che contribuisce a creare la giusta atmosfera.
Consiglio la visione a chi ama il genere horror orientale.

- Trailer


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